Scritto da Stella Maggi
Un sogno quasi profetico, un Grande Albero e un soffio di fantasia, quella di un’adolescente che racconta il mondo con le sue contraddizioni: da un lato la bellezza, la Natura incontaminata, benigna,“maestose foreste, luminosi specchi d’acqua”, dall’altro le distorsioni, l’altra faccia della medaglia, “la guerra, la morte, la malattia”. Volando su una nuvola, la gioia e lo stupore della protagonista diventano man mano dolore e impotenza, fino a trasformarsi di nuovo in felicità, con la scoperta di una soluzione magica. Da quella nube, usata come un destriero del cielo, nasce una polvere che, lasciata andare con “estrema grazia”, ha il potere di far scomparire le armi, far tacere i cannoni e persino di riportare vita e serenità in un “villaggio povero dell’India”. Poi ovviamente arriva la delusione – non esiste nessuna polvere che possa operare come la bacchetta magica delle favole – ma anche la consapevolezza che i sogni hanno il valore di spiegarci quello che vogliamo davvero. Per Ilaria Doria, l’adolescente che ha scritto questo racconto con il piglio di una giovane adulta, il desiderio interiore è quello di “rendere il mondo migliore”. E la polvere che ha toccato, la consapevolezza che ha acquisito nel suo viaggio immaginario le rimarranno nel cuore, aiutandola a impegnarsi in prima persona.
La nostra giovane eroina ha già iniziato a farlo, scegliendo di cominciare il suo cammino proprio da Telefono Rosa, le cui volontarie cercano di usare quella polvere magica ogni giorno, impegnandosi in prima persona per aiutare altre donne vittime di violenza o semplicemente in difficoltà. Con il suo racconto “Un mondo migliore”, infatti, Ilaria Doria, sedici anni, studentessa del liceo scientifico Labriola di Ostia ha vinto il premio narrativa, categoria biennio, di “Occupiamoci del mondo”. Il concorso, promosso dalla Provincia di Roma e dalla Fondazione Johnson & Johnson , prevede che i vincitori devolvano a una Onlus a loro scelta il premio che consiste in una donazione di mille euro. E Ilaria ha indicato Telefono Rosa, riconoscendo all’associazione il valore che si è conquistata negli oltre venticinque anni di storia, assistendo più di seicentomila donne, le cui storie drammaticamente vere raccontano molto dell’universo femminile e delle difficoltà che ha incontrato e incontra quotidianamente. Ma soprattutto Ilaria ha deciso di stare dalla parte delle bambine e delle donne per costruire il suo “mondo migliore”, con quell’empatia che spesso si crea quando sentiamo di essere sulla stessa barca, perché, veramente, come diceva un vecchio slogan “per ogni donna offesa siamo tutte parte lesa.” La scelta di campo di questa sedicenne colpisce proprio per la sua giovane età. Ilaria l’ha fatta con la stessa semplicità con cui la protagonista del racconto lancia la polverina nell’aria, facendo tacere le armi. E questo suo gesto dovrebbe risuonare d’esempio più di mille parole in tempi in cui il “secondo sesso” vive una battaglia difficile per affermare, di nuovo, con forza, il suo diritto ad esistere. Basti pensare a quante donne sono state uccise proprio per questo. A oggi sono sessantasei dall’inizio dell’anno, lo scorso anno furono 124 solo in Italia.
Chissà se Ilaria sa che proprio mentre scriveva “Un mondo migliore” due sue coetanee in Pakistan venivano uccise, insieme alla mamma, perché colpevoli di aver ballato sotto la pioggia e di essersi fatte riprendere in un video. Si chiamavano Noor Basra e Noor Sheza, avevano quindici e sedici anni. La loro condanna a morte è stata decisa dal fratellastro che le considerava troppo “occidentalizzate”, colpevoli di aver disonorato la famiglia, di amare ballare e di essere donne. Ilaria ci è arrivata vicino, con il suo racconto, fermandosi in un “villaggio povero dell’India”. Non sapeva, non poteva sapere. Ma non occorre andare tanto lontano. Non aveva ancora sedici anni Fabiana, uccisa dal ragazzo che diceva d’amarla. Un episodio che non sarà facile dimenticare, avvenuto poco più di un mese fa a Corigliano Calabro. Minorenne anche lui, il brutale assassino: prima l’ha accoltellata, poi l’ha cosparsa di benzina e infine le ha dato fuoco, mentre la ragazzina lo implorava di non farlo. Pare che la sua colpa fosse di non voler avere un rapporto sessuale con lui. Forse a lei Ilaria ha pensato quando ha scelto di fare la sua donazione a Telefono Rosa. Fabiana aveva la sua stessa età, forse ha guidato la sua scelta. Di certo, fino a che una sola donna, una sola adolescente sarà uccisa perché donna, bisognerà rimanere in prima linea e prendere esempio da Ilaria, dalla sua bella scelta di campo per costruire “un mondo migliore”. Un posto dove si possa vivere serenamente, senza distinzioni di genere. Grazie Ilaria per averlo compreso e ricordato ai tuoi compagni di classe, agli insegnanti, a tutte noi.