fbpx

SAMANTHA CRISTOFORETTI

Avevano indicato un futuro possibile i ragazzi del liceo scientifico Touschek nel loro video “Avanti, senza paura” che si è classificato al secondo posto nel concorso indetto da Telefono Rosa per l’otto marzo di quest’anno.  Quello di un mondo dove le differenze di genere non esistono  più tanto che chi vuole fare il politico può immaginarsi come Angela Merkel mentre chi vuole diventare astronauta può sognare di diventare come Samantha Cristoforetti.  Quel futuro sembra sempre più vicino. Anche nel nostro Bel Paese.  Samantha è la prima donna astronauta italiana e , dopo la missione appena compiuta,  è anche la donna che è rimasta più a lungo nello spazio: 199 giorni e 18 ore. Non è l’unico record che ha battuto,  non è l’unica lezione che lascia in eredità. I suoi studi -due lauree e una specializzazione all’estero- la conoscenza di cinque lingue straniere, la durissima selezione che ha dovuto sostenere per guadagnarsi quel posto sulla navicella contro più di 8000 concorrenti, la grande capacità comunicativa, la simpatia. Samantha da sola ha dimostrato che l’impegno e la tenacia premiano,  che si può osare e arrivare dove nessuno prima, che anche una donna italiana sa andare in orbita. E ha saputo conquistarsi l’affetto e la stima anche di chi inizialmente ha giocato, con pesanti battute , sul suo modo di essere, di portare i capelli o semplicemente  sul fatto di essere una donna. Le ricordate le battute al momento della partenza? La misoginia nascosta che continua a vivere in ognuno di noi, uomini e donne.  Dalla difficoltà di posteggiare la navicella a quelle sul taglio dei capelli, sulla necessità di cucinare, sempre e comunque, per gli uomini fino  all’eventualità che fosse raccomandata:  sui social network si è letto di tutto.  Come se non si volesse accettare che anche una donna può.  Fu  Maurizio Crozza a dire per tutti, pubblicamente, su La Sette, che siamo un  “paese di bifolchi” e ha ricordato che la partenza della missione della Cristoforetti non è stata oggetto di una diretta televisiva, su nessuna rete . Auspicando al suo ritorno uno scenario diverso.

L’undici giugno, al rientro sulla terra dell’astronauta, lo scenario era completamente diverso. La diretta televisiva ha documentato l’atterraggio nel Kazakhistan e per Samantha c’è stata un’ovazione. Con l’hashtag #astrosamantha si è giocato di nuovo, ma i toni questa volta erano meno aggressivi, meno sessisti, qualcuno ha parlato ancora di parrucchieri da allertare, qualcuno ha ironizzato sugli sbarchi dei clandestini, altri hanno lamentato la possibilità di vederla troppo spesso ospite dei talk show e dei programmi televisivi, da Fazio in poi. Samantha Cristoforetti ha già risposto nella sua prima videoconferenza da Houston: “L’astronauta non fa la celebrità di mestiere, continuerò a raccontare ma questa esperienza mediatica finirà”. Quanto alla possibilità di diventare un modello per tanti bambini e bambine, ha ammesso, che se anche solo cinque di loro seguiranno le sue orme sarà felice.

Si è detto e scritto molto di Samantha Cristoforetti, come si fa in genere, delle persone che compiono gesta eccezionali. L’attenzione mediatica, la sua capacità di usare i social network, dal blog ai tweet, ne hanno fatto una protagonista dei nostri giorni. Voci controcorrente si sono levate e si levano ancora. Qualche mese fa, sulle pagine di un giornale, qualcuno ha scritto che il suo nome, Samantha,  ricordava quello della famosa serie televisiva “Vita da strega” e quindi non poteva essere celebrato degnamente nelle ricorrenze da calendario e soprattutto che non si può portare a esempio una donna astronauta che vive per troppo tempo lontana dal proprio compagno  e quindi non può generare. In questi giorni, per finire, ha scatenato una ridda di polemiche sui social network anche chi , una donna, si è lamentato della “melassa” che ha avvolto il ritorno in patria dell’astronauta italiana.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma è ancora così difficile per una donna essere vincente? Quanto ancora dovremo combattere per essere considerate per il titolo di studio e il nostro talento e non per il taglio dei capelli o la volontà di diventare madri ? Parliamone …